Quando Jane Birkin tra la fine degli anni 60 e gli albori degli anni 70 passeggiava per le vie parigine giocando a fare la ragazza francese, pur non essendolo, con il suo cesto in paglia, la sua frangia così deliziosamente scomposta, la t-shirt bianca e una dose smisurata di innata quanto inconsapevole classe; forse non immaginava che qualche anno più tardi Hermès avrebbe dato il suo nome ad una borsa che lungi dall’essere in paglia, sarebbe diventata l’oggetto del desiderio di tutte le donne snob.
Sicuramente non poteva sapere che un’azienda del lusso come strategia di marketing avrebbe reso la borsa che porta il suo nome “indisponibile” soltanto per farne accrescere il valore, in modo direttamente proporzionale al desiderio di tutte di possederla ad ogni costo.
Così oggi il mio lavoro mi porta alla ricerca di borse per ricche signore che pur di avere “il pezzo di pelle del desiderio” sono disposte a pagare ogni acquisto a peso d’oro. E mentre per le clienti ricerco costantemente Birkin da 7.000 euro, amo perdermi tra i mercatini di mezzo mondo a caccia del cimelio perfetto che ogni volta cambia forma e colore, tra le voglie e le mode del momento; ecco, una delle ultime ricognizioni andata a buon fine è stata quella del cesto-borsa-paniere che ricordasse quello di Jane, che fosse cilindrico e che avesse pure il manico in pelle.
Inutile dire che la ricerca è stata lunga ed estenuante, quasi come quella necessaria per acquistare la vera Birkin, ma a furia di setacciare mercati e bancarelle da Porta Portese a San Francisco, passando per Bangkok, il cesto – come pure il fidanzato – perfetto (…il cesto, il fidanzato quasi) l’ho “incontrato” per caso nel mercato sotto casa, ci siamo piaciuti subito, è stato amore a prima vista.
Per festeggiare ho pure tagliato la frangia in onore di Jane! Non è vero, ma avevo voglia di cambiare e così ora la frangia copre le mie sopracciglia che tanto neanche mi piacevano troppo!
Ma tornando a Jane, l’immagine che torna alla mente pensando a lei, è quella degli anni in cui tutto sembrava possibile, gli anni in cui ciclicamente si rifugiano la moda, gli stilisti e tutti noi; l’estate del ’69 in cui sussurrava “Je t’aime moi non plus” insieme al suo compagno di vita Serge Gainsbourg, facendo eccitare tutta la popolazione maschile e non solo, ma non diciamolo per carità, allora l’Osservatore romano la censurò, e dopo quasi 50 anni… è cambiato poi molto?
In realtà però ci piace anche pensare a Jane così come è oggi: una donna che ha decorato la sua Birkin con adesivi, perline e charms e poi l’ha messa all’asta per raccogliere fondi per il Giappone; una donna che ha saputo invecchiare con classe, in grado di esibire le sue rughe con lo stesso spirito e lo stesso stile con i quali qualche anno prima scopriva il suo corpo e toglieva il reggiseno.
I was wearing:
– Il Paniere perfetto
– Gonna lunga Allessandra Giannetti
– Camicia del mio fidanzato
– Sandali Zara
– Robe manteau in seta Martin Margiela